Milano, 12 dicembre 2016 - Presentato oggi a Milano il progetto editoriale “Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio. Viaggio nel pianeta di una malattia ‘misconosciuta’” che ha raccolto testimonianze di pazienti, novità medico-scientifiche, analisi farmaco-economiche, propositi ed esperienze di intervento e gestione al fine di favorire un dibattito serio e approfondito su una patologia, la BPCO, ad oggi molto diffusa e ad alto impatto, non solo a livello clinico ma anche socioeconomico. Il progetto conta inoltre sul contributo di personalità di rilievo della sanità italiana, come Renato Botti, già Direttore Generale della Programmazione Sanitaria, Ministero della Salute, oggi Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte. Il libro, la cui prefazione è a cura di Gian Maria Fara, Presidente di Eurispes, nasce da un’idea di Claudio Barnini, giornalista AGIR e autore della pubblicazione. Edito da Galileo Servizi Editoriali, è stato realizzato con il supporto di Chiesi Farmaceutici.
“Abbiamo creato un tavolo di discussione e confronto attorno al quale tutti gli ‘attori’ della BPCO, - oltre 40, tra rappresentanti di Istituzioni, comunità accademica, società scientifiche e associazioni di pazienti e medici, giornalisti, ricercatori e nutrizionisti - potessero fornire in base alle proprie competenze specifiche un quadro di lettura chiaro e aggiornato del fenomeno dal punto di vista clinico, sociale ed economico-sanitario.” spiega Claudio Barnini.
Le malattie respiratorie, e in particolare la BPCO, costituiscono ormai un’emergenza sanitaria in parte sommersa a causa di scarsa prevenzione e precisione nella diagnosi, rappresentando una delle principali cause di morbilità e mortalità.[1] “I malati di BPCO sono di più rispetto a quelli acclarati. Secondo le ultime stime infatti il 60% delle persone affette da BPCO non sa di esserlo e quindi, siccome parliamo di malati che rappresentano circa il 3% della popolazione, ecco che quelli effettivi sono quasi il 9%[2]. Il problema nasce dalla principale causa delle malattie respiratorie, il fumo, che “nasconde” attraverso sintomi generici, quali tosse e catarro, tante altre patologie.” – dichiara Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano.
Da qui la necessità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica una malattia cronica e degenerativa “misconosciuta” - nota solo al 14%[3] degli italiani - nonché di potenziare e migliorare gli interventi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie respiratorie, implementando anche progetti di medicina di iniziativa, capaci di superare le diseguaglianze nell’accesso alle cure, prolungare l’aspettativa di vita, ma anche ottimizzare i costi della assistenza
Un primo passo in tal senso è già stato fatto, come dimostrano alcune sperimentazioni del Chronic Care Model in Toscana relative alla gestione della BPCO, condotte dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e inserite in via sperimentale nel Piano Sanitario della Regione fin dal 2008. Da due anni sono diventate la prassi organizzativa del Percorso diagnostico terapeutico del malato affetto da BPCO. “Abbiamo creato team multidisciplinari composti da medico di medicina generale, infermieri, specialista pneumologo e fisioterapista al fine di educare il paziente a una gestione ottimale della terapia. Questo approccio integrato permette di migliorare il tasso di compliance e quindi anche ritardare la progressione della malattia e l’insorgenza delle sue complicanze, con evidenti vantaggi per la qualità di vita del paziente. E’ stato infatti osservato che tra gli assistiti, l’ospedalizzazione per BPCO o per insufficienza respiratoria diminuisce del 7%[4] rispetto a coloro che non sono seguiti da un team multidisciplinare.” spiega Saffi Ettore Giustini, Coordinatore AFT e Consulente Assistenza Primaria, Responsabile Area Farmaco SIMG.
“I modelli di medicina di iniziativa come il Chronic Care Model, unitamente a campagne di informazione e sensibilizzazione della popolazione e dei pazienti, contribuiscono a un reale e attivo coinvolgimento del paziente che diventa quindi coprotagonista del suo processo di cura, spesso caratterizzato da difficoltà nell’impiego dei farmaci, in particolare i device, oppure dalla presenza di comorbidità e dei relativi trattamenti. – afferma Salvatore D’Antonio, Presidente dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO nonché specialista pneumologo. – La terapia farmacologica deve essere quindi adeguata alle caratteristiche del paziente, e il paziente a sua volta deve essere “educato” a seguire correttamente la terapia e a riconoscere e non sottovalutare eventuali sintomi, preludio di possibili peggioramenti (riacutizzazioni).”
“L’area delle malattie respiratorie è da sempre il fulcro dell’attività di ricerca e sviluppo di Chiesi Farmaceutici, che si concretizza non solo in soluzioni terapeutiche innovative, ma anche in progettualità di più ampio respiro che promuovono l’awareness su patologie invalidanti e ad alto impatto sulla qualità di vita e sui conti della sanità. Il caso della BPCO è emblematico perché la casistica è destinata ad aumentare a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e della diffusa abitudine al fumo. Auspichiamo che con questo libro si possa in parte colmare il gap informativo esistente sulla BPCO e fornire altresì uno strumento di lavoro che mette al centro il paziente, più che il mero dato economico-sanitario.” conclude Raffaello Innocenti, Direttore generale della Divisione Farmaceutica Italia del Gruppo Chiesi.
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Monica Pigato
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[1] B.R. Celli et al., Statement ATS/ERS 2015, Eur Respir J 2015; 45: 879 – 905 DOI: 10.1183/09031936.00009015
[2]Am J Respir Crit Care Med 2016; 193 (9): 965–974
[3] Braido et al. Resp Res. 2013
[4] P. Francesconi, ARS Toscana, Impatto sugli accessi al pronto soccorso e sulle ospedalizzazioni, 2012